10 marzo 2009

Caro Augias,
Nell'articolo di oggi martedì 3 marzo Pietro Citati ha spiegato che il Vangelo, quando parla di vita, intende qualcosa che non ha niente a che fare con il dibattito attuale intorno all’inizio e alla fine della vita, su cui si dividono laici e cattolici. La vita eterna infatti, zoe ton aionon, è termine religioso: di fatto coincidente con la morte, è una questione di fede personale, che certo non può essere oggetto di leggi e decreti. La vita sulla terra, per la quale - scrive Citati - il Vangelo di Giovanni “non provava il minimo interesse”, per i Greci era bios oppure psyché. Termine generico il primo, designa indistintamente qualsiasi forma di vita. Solo il secondo è specifico della vita umana. Sarebbe molto importante che sul significato della parola psyché, che Citati dice di non poter trattare in un articolo, Repubblica aprisse un dibattito storico e scientifico, che approfondisse come la parola greca originaria abbia assunto, da Platone in poi, il significato di “anima razionale” scissa dal corpo, che in origine non aveva, poi passato al cristianesimo. E come esista da quasi quaranta anni la teoria di Massimo Fagioli, scientificamente convalidata, che stabilisce con esattezza che la realtà psichica, e con essa la vita umana, ha origine dalla realtà biologica al momento della nascita, quando inizia l’attività cerebrale, e ha fine quando essa cessa.
I miei più cordiali saluti
Noemi Ghetti